Succede che un giorno andando a Udine per una collettiva a cui ero stata invitata (Maravee Domus) decido di visitare lo studio di un’artista: Giuseppe V. Zoppi. Beppe, dal momento in cui ci siamo parlati per la prima volta.
Era il 2010 ed ero a casa di sua cognata Anna, amica di mia madre ed in effetti anche mia. Girando per la sua casa vedo appeso alla parete un quadro e me ne innamoro. “E’ di mio cognato Beppe, andando a Udine per la tua mostra dovresti visitare il suo atelier… ” mi disse Anna.
Fu così che in effetti andando a Udine lo contattai. L’atelier è una mansarda in piazza San Giacomo con una vista mozzafiato su Udine. Un posto speciale, che racconta molto di Beppe e del suo modo di dipingere.
Non sono un critico d’arte, non userò probabilmente parole molto appropriate, quindi chiudete un occhio per favore…
Beppe dipinge con la tecnica dell’encausto, dove fonde acrilico e olio di svariati colori per poi stenderli con una spatola, successivamente incide e scalfisce la superficie così ottenuta per far emergere a strati i colori. Quando questi affiorano li guida verso il suo disegno e così essi fanno con lui.
Il suo studio ai miei occhi ricorda questa tecnica.
In ordine per il mio arrivo, era comunque un luogo pieno di storie impersonate da tutti i suoi utensili, colori, appunti e materiali, dove per trovare la giusta combinazione bisogna cercare, scavare e lasciarsi stupire.
Forse vi starete chiedendo, come mai abbia scelto di parlarvene ora, sicuramente perchè è una persona che in quei giorni a Udine mi ha dato moltissimo, mi ha arricchita con il suo sapere e il suo modo di vedere dentro alle sue opere. Ma non solo, mi ha coinvolta nel progetto del suo ultimo catalogo che finalmente stringo fra le mani.
E’ stato fatto in collaborazione con la Galerie G.N.G. di Parigi dove ha tenuto la sua ultima personale dal 2 dicembre 2014 al 10 gennaio 2015.
Per me, che ritraggo luoghi e persone, un’onore essere tra le pagine di questa Talented stories.
E’ una conferma, il segno di aver colto l’essenza del luogo dove l’artista si riconosce.
Ancora grazie Beppe per tutto questo.