Antonio Marras interpreta Segno Italiano
Purtroppo o per fortuna anche quest’anno durante la “breve” Design Week milanese non sono riuscita a vedere tutto ciò che le aziende, gli artigiani e i designer avessero da proporre. Credo rischierò comunque nel definire l’installazione più magica del Salone quella che Antonio Marras ha creato rendendo protagoniste le ceramiche Atestine, le sedie leggere di Chiavari e i portavivande in rame editi da Segno Italiano.
La prima sensazione che ho provato entrando nella location è stata stupore, si perchè Antonio Marras non si è limitato ad utilizzare i pezzi editi da Segno Italiano inscenando una elegante, ma consueta tavola, quello sarebbe successo un paio di metri “più sotto”.
Le sedie, le composizioni, le ceramiche sono invece sovradimensionate, tese verso l’alto, i portavivande assumono le fattezze di piccole mongolfiere, in altre parole questa scena di convivialità abbandona ciò che è ordinario rendendo protagostista lo straordinario in un paesaggio dove le proporzioni sono sfalsate, enfatizzate. Lo spettatore è chiamato a interagire con la magia di questo “Volo a planare” , dove una tavola è stata imbandita per una comunità immaginaria.
Ciò che accomuna lo stilista sardo e Segno Italiano è l’idea di eccellenze artigianali italiane da recuperare, reinterpretandole e rieditandole. Una nuova vita dunque per tecniche e pezzi artistici che hanno ancora qualcosa da raccontare e lo fanno attraverso un nuovo design.
Ovunque mi girassi trovavo nuovi spunti da ritrarre con la voglia di comunicare le sensazioni che provavo in quel momento. Il racconto che prende vita da queste immagini parla di talenti, molti per fortuna, che attraversano con l’arte del saper fare e saper apprezzare più di una generazione, comunicando con emozione questo scenario presente ed attuale.
Mentre fotografavo e mi soffermavo su questa tavola il mio occhio è stato catturato da un abile mano che era intenta nella decorazione real time di alcuni piatti. Avvicinandomi mi sono resa conto che era lo stesso Antonio Marras. Lui stesso quindi, in prima persona stava realmente prendendo parte questa installazione. Non ce l’ho fatta a star zitta e quindi ho inziato a chiaccherare, complice un servizio appena uscito sulla rivista Marie Claire Maison del caro amico Bruno Tarsia. E’ stato come parlare con una persona già conosciuta ad un aperitivo fra amici. Subito disponibile ed aperto al dialogo. Mi ha parlato della sua passione per l’artigianato e della sua volontà di far dialogare presente e passato dando una nuova veste alla memoria. Tutto senza distogliere lo sguardo dal piatto che stava decorando, anche quello sicuramente un modo di comunicare oltre la parola, con la sua naturale propensione al disegno.
Sono felice di aver visto i pezzi di Segno Italiano coinvolti in una scena così densa di significato, questi ragazzi, al cui mondo sono molto affezionata, li ho conosciuti 4 anni fa e ogni anno continuano ad essere una scoperta. Il loro segreto credo sia la coerenza con cui approcciano una realtà ricca come quella dell’alto artigianato italiano, fatto di piccole imprese.
A questo punto non vedo l’ora di sapere con quale carta mi stupiranno il prossimo anno!
Un grazie speciale va a Federica Sala e Michela Pellizzari e a tutto il team di P-s Design Consultants che mi hanno fornito con Alberto Nespoli di Segno Italiano tutte le informazioni per scrivere questo post.
Se dopo aver visto le immagini aveste voglia di commentare questo post, se avete visto l’installazione e avete voglia di condividere con me qualsivoglia sensazione sono qua! Scrivetemi e cercherò di rispondervi il prima possibile.
Da sinistra Leo Prusicki, Paolo Tarulli, Alberto Nespoli e Domenico Rocca.